Cena a sei mani…

…e post a due con un’intrusa

Un regalo ai pochissimi lettori del mio blog, la cronaca di una serata culinaria particolare scritta a quattro mani con chi scrivere lo fa per mestiere (cosa faccio io per mestiere?), stavolta farete a meno del mio italiano sgrammaticato (e leggerete il nostro italiano sgrammaticato).

[La mia idea iniziale per questo post era un po’ diversa ma quando si ha a che fare con Perfidale… l’ho lasciato più o meno come me lo ha rimandato]

Metti insieme per una sera fla…, Perfidale (che sarei io appena rinsavita da attacchi di eccessiva bontà), Lulapre’, una spatola da un 1,8 Kg e tre pesche (più un mazzetto di basilico spuntato fuori dal nulla e tanta uvetta).

Come avrete capito a me piace cucinare anche se non lo faccio spesso perché non trovo stimolante farlo per me solo.

Ieri ero a mare con Perfidale e dopo 5 ore passate in salamoia in acqua salata proprio non mi andava di tornare a casa: triste fettina di carne e insalatina. Allora propongo una cena a casa mia e mi propongo per cucinare per lei e Lulapre’, che accetta “molto volentieri l’invito” dicendo però che non avrebbe certo cucinato (naturalmente indotta da me medesima alla somma cattiveria…). Cosa che “ovviamente” era prevedibilmente falsa (ok, va bene… Io e la Lula troviamo in cucina il nostro habitat naturale).

Il risultato è un peccato di gola solo a pensarlo:

  • Pasta con spatola e zafferano
  • Cotolette di spatola con agrodolce di basilico
  • Insalata di pomodoro al basilico.
  • Pesche al marsala (uvetta e menta… Ma perché occulti la peccaminosa verità?)
  • il vino: un viognier ben freddo (per me sto’ viognier sa di grillo maritato con chardonnay…)

Ometto l’immane fatica necessaria per sfilettare la spatola. Se potete fatevela sfilettare dal pescivendolo, ne guadagnate in salute 🙂 (e ne perdete in monetine: il prezzo raddoppia. Perfidale, che molto in fondo trattiene il gene dellamassaia, sostiene che non sia il caso di farsi raddoppiare il prezzo!).

La pasta è frutto dell’ingegno e della tradizione familiare di Perfidale

Pasta con spatola e zafferano.

ingredienti per 1 persona (mezzo gigante, modello Margutte) e 2 (adorabili) uccellini:

  • 230 g di pasta
  • mezza cipolla (fate ad occhio secondo il gusto)
  • un po’ di pomodorini (sempre ad occhio secondo il gusto)
  • spatola (la massaia che c’è in me docet: usate gli scampoli… No, non d’assenza… di sfilettatura)
  • mezzo (meno, alcolista!) bicchiere di vino bianco;
  • una bustina di zafferano (quello buono, non fate gli zaffi..);
  • olio.

Si prepara un soffritto di cipolla e ci si versano dentro prima i pomodorini poi, dopo una cottura breve ma non troppo, i ritagli e filetti pesce. Dopo un po’ si sfuma con mezzo bicchiere di vino (ancora co’ sto’ mezzo… non si tratta di spatola ubriaca…) . Solo a fine cottura si aggiunge lo zafferano.

A questo punto ci vuole un’anima buona, in questo caso si è offerta Lulapre’ (certo non io), che leva la maggior parte delle lische e delle spine.

Si scola la pasta al dente e si manteca nel sughetto.

Il risultato è molto vicino al sublime (Grazie assai compa’)

L’idea semplice delle cotolette di spatola è del sottoscritto, solo che quando a cucinare si è in tre e in vena di “prove” (non eravamo proprio in vena… Semplicemente io e la Lu’ siamo incapaci di essere discrete. Ok, siamo due impiccione di prima classe!) non si sa mai cosa può succedere. Quello che sto per descrivere è il vero capolavoro della serata, il finto agrodolce di basilico.

L’idea ovviamente non è mia, io a questo non arrivo, è un mio limite, ma sto imparando :); è stata Perfidale a proporre per prima l’idea del pesto, poi in corso d’opera e con l’apporto fondamentale di Lulapre’ (questa donna è un genio, del crimine culinario… Ma è un genio). E quello mio assai marginale, si è trasformato a forza di assaggi e “cosa manca?” in qualcosa di diverso.

Finto agrodolce di basilico.

Ingredienti:

  • basilico;
  • capperi;
  • olio;
  • pinoli;
  • zucchero;
  • aceto;

[Ale, questa scrivila tutta tu, che io non ho visto mentre la preparavate]

Agli ordini capo. Allora, preparate un normale pesto alla genovese con basilico, capperi e olio. Niente burro o formaggio perché (come la Lu’ insegna) ammazzano il sapore del pesciolino. Condite con un po’ di zucchero e un filo di aceto di vino (ad occhio… Sorry… Ma noi siculi abbiamo il dosametro dell’agrodolce in dotazione dalla nascita).

Ah, le cotolette vanno fatte con una doppia panatura di uovo e mollica (che per i non siculi è pangrattato) e poi uovo, mollica (se avete una vostra personale Lulapre’ evitate di fare al contrario, la ragazza non gradisce); e non sarebbe male anche togliere la pelle dai filetti perché la panatura non attacca bene sul lato con la pelle.

A questo punto Lula si sentiva inutile (sì… È un genio…) in cucina…e io avevo delle belle pesche in frigo.

Pesche, marsala, passolina (sarebbe uva passa, per i nordici)…e un frigo per un’ oretta. L. è un genio del male… (questo lo dico io da tre ore… E poi ti sei scordato la mentuccia, che è opera mia…)

Alla fine io ero piuttosto brillo (alcolista… hai bevuto solo tu) e tutti piuttosto soddisfatti dalla cena.

Ragazze, grazie.